sabato 17 ottobre 2009

my body's outline



Lascio cadere l'asciugamano ed entro in doccia.
Apro l'acqua e aspetto che il getto bollente mi scaldi.
L'acqua scivola sulla mia pelle, i vapori si alzano verso il soffitto. Mi rilasso, i muscoli si sciolgono. Mi concentro su di loro, per non pensare, per allontanare qualsiasi pensiero, qualsiasi preoccupazione.
Mi concentro sul mio corpo. Mi concentro sull'acqua che lo accarezza.
Provo ad immaginare il viaggio di una goccia su di me.
Una sola, singola goccia.
Il suo viaggio è veloce, rapido su di me. Ma io mi concetro su quella piccola goccia e il tempo rallenta.
Esce dal tubo della doccia e cade, cade insieme a tante altre gocce uguali a lei, ma io l'ho visualizzata, la vedo, la riconosco.
Cade, cade, cade... e incontra la mia fronte. Si appiattisce per l'impatto, poi comincia a scorrere sulla mia pelle.
Lentamente... vedo la sua corsa a rallentatore.
La goccia scende, scivola fino all'inizio del setto nasale, tra le due sopracciglia scure.
Potrebbe andare a sinistra o cadere a destra... invece prosegue dritto.
Come un funambolo su una fune, la goccia procede lungo la linea dritta del mio naso.
Ancora un pochino... ci sei quasi...
Arriva sulla punta e lì scivola velocemente giù per poi... risalire lentamente ed arrestarsi in cima al mio labbro.
Un momento...
Poi riprende la sua passeggiata, a volte lenta, qualche volta accelerata.
Scende sul labbro superiore e resta lì, tra le labbra chiuse.
Un momento...
Poi prosegue di nuovo.
Accelerata, procede sulla curva del mio mento... discesa... salita...
E poi... giù per il collo, sempre più veloce.
Scivola sul petto, passa tra i seni, velocemente arriva all'addome, all'ombelico... stop!
Resta lì, bloccata in quel buchino...
Ma alcune sorelle, che hanno percorso il suo stesso tragitto, o si sono ricongiunte in qualche altro punto, avendo prima percorso altre vie, giungono fino a lei e la sospingono via da lì.
La piccola goccia esploratrice riprende la sua corsa.
Scivola sulla curva della mia pancia... sempre più giù, fino ad arrivare nella zona pubica.
Tra tanti ostacoli, decide di scartare a sinistra e di prodeguire indisturbata lungo l'inguine...
Continua lungo l'interno coscia, incrociando la strada di tante altre gocce, confondendosi e non riuscendo a proseguire dritto...
Procede a zig-zag, fino al ginocchio.
Lì, con la spinta delle altre, riesce a risalire lungo la rotula.
Aggira qualche piccola cicatrice e prosegue giù, accelerando lungo la tibia.
Arriva velocemente al dorso del piede.
Prosegue dritto verso le dita. E' quasi arrivata all'alluce...
Cade giù, catturata da quelle piccole onde sul fondo della doccia, che la portano via, lontano.
E così si conclude la sua esplorazione...
... fine del viaggio.

3 commenti:

stealthisnick ha detto...

hai un dono
con le parole riesci a rendere straordiario ciò che è ordinario
ti ammiro

mattia ha detto...

quelle goccioline hanno sicuramente assaporato un lungo piacevole ed intenso viaggio :) :)

Anonimo ha detto...

la cosa che subito balza all'occhio è l'immediatezza di moltissime frasi che scrivi. in particolar modo le esternazioni rapide, ovvero i periodi concisi che terminano con un punto, rendono tutto veloce, coerente con quella che è la dinamica della goccia. tutto fugace quasi a ricordare la caducità della vita. davvero interessante questo aspetto. un altro punto focale è la scelta del tema. ci si aspetterebbe un risultato risibile ma è tutt'altro che questo quel ke accade qui: forse è proprio la scelta di un tema così "frivolo" che poi aumenta l'intensità del lavoro, perché dimostra che non si deve per forza parlare di qualcosa di grande per scrivere un cielo di bellezza. ecco xké la scelta dei tempi e delle frasi consequenziali rende tutto dinamico, come anche il concetto stesso dell'opera che si "scopre" veramente non subito ma dopo un terzo dello scritto. nel riconoscere una goccia tra le tante probabilmente si potrebbe scrutare il riconoscere una vita tra le tante.. è come in una folla, in cui tutti corrono.. il saper riconoscere quella persona, come parte di te, forse è rivedibile come poter osservare quella goccia nel cammino spigoloso delle interazioni con il mondo.. cioè la goccia di cui parli che scivola giù tra un fiume d'acqua che scorre tutt'intorno.. chissà! sta di fatto che molto è lasciato all'interpretazione; cosa questa molto gettonata da quello ke ho letto, nel tuo modo d'esprimerti. una particolare menzione di accuratezza va sottolineata anche e soprattutto nella scelta dei dettagli da pronunciare e quelli da lasciare al lettore... forse è per questo che consequenzialmente la rapidità d'espressione cede il posto ad un parlare leggermente più tenue e smorzato. poi io rivedo il tuo voler entrare nel viaggio della goccia, quando dici che "le sorelle.." perché le rivedi come donne (come donna te, non come sostantivo femminile soltanto, quello d'essere goccia intendo)! forse il viaggio che comincia da un alto, poi finisce verso il basso.. chissà! ovvio che ciò è x tutti un viaggio analogo.. quello ke si smorza lentamente.. cadendo via.. anzi scivolandoci dalle mani (come la vita che se ne va.. appunto..) ma chi lo sa.. alla fine la goccia va via lontano............ come noi ;)
le cicatrici? strane caratterizzazioni di un corpo, ovvie sollecitazioni di un'anima... non penso siano soltanto vere, xké vere, ma vere xké debbano esserlo per quelli che leggono... forse possono essere riviste come le cicatrici della goccia, quelle che lei nn potrebbe mai avere, in quanto goccia. anche qua si rimane sospesi nell'immaginazione, cosa ottima per il lettore!
che dire? lavoro suggestivo e pieno di dettagli nascosti ed espressi in un misto tra il fugace e il lento, tra il dolce e l'amaro, tra il vero e il metaforico! Un bacione! Orlando