domenica 8 novembre 2009

aromi di caffè



Torno sempre qui, su questo davanzale. Di sera mi piace starmene seduta qui, al buio, con solo una candela ad illuminare quel pò che basta a darmi sicurezza (provo disagio a non poter avere il controllo visivo su quello che mi circonda... ebbene sì, sono una fifona! :p ). L'aria è fredda, perciò mi sono infagottata in un'enorme coperta blu morbidosa e... cicciOna!!! :p Stando qui, nel silenzio più totale... penso, lavoro di fantasia, cerco ispirazione per scrivere. Ed allora... chiudo gli occhi e viaggio.
Sono davanti ad un negozio con due ampie vetrine ai lati di una porta in vetro e dalla grande maniglia in ottone, che si affaccia su una larga strada. Mi guardo un pò intorno: poche persone per strada dagli abiti stile anni '50; due o tre macchine che procedono lente, di quelle vecchie, con le portiere che si aprono a vento; un signore passa veloce in bicicletta, tenendosi il cappello con una mano, per non farlo volare via. Ai lati della strada ci sono alcuni lampioni dipinti di nero, spenti, poichè è mattina e la giornata è limpida, il sole splende alto nel cielo, nonostante sia autunno. Lo vedo dagli alberi nudi che adornano il viale e le cui foglie, ormai gialle e rosse, ricoprono il marciapiede come tappeti di velluto. Torno a guardare il negozio. L'insegna rossa al di sopra della porta richiama la mia attenzione: Caffè. Entro. Una campanella posta dietro la porta annuncia il mio ingresso.
"Buongiorno, - la voce calda di un giovane mi giunge dal fondo del locale - finisco un paio di cose e sono da lei."
"Faccia con calma, Pierre".
Gli interni sono completamente in legno di mogano e la luce riflessa dagli alti scaffali assume una leggera tonalità di rosso. C'è una calda atmosfera. E c'è silenzio. Comincio a camminare tra gli scaffali, lentamente. Si ode solo il rumore dei miei passi. Sugli scaffali ci sono grandi barattoli di vetro con tappo in sughero che contengono chicchi di caffè. Su ognuno di essi c'è un cartellino di pergamena, su cui, in modo molto elegante, sono scritti il tipo e la provenienza del caffè. Scelgo un barattolo a caso e lo prendo: arabica, Etiopia. Apro il barattolo e mi inebrio dell'aroma sprigionato dai chicchi tostati. Che buono! Lo chiudo e lo rimetto al suo posto. Faccio pochi passi più avanti e ne prendo un altro, da un ripiano più in basso: robusta, Congo. Apro anche questo barattolo. Mmmm... adoro l'odore del caffè! Vorrei poter assaporare l'odore di ognuno di quei chicchi, ma mi rendo conto che i barattoli sono davvero tantissimi. Continuo la mia esplorazione, scegliendo a caso ripiano e scaffale: arabica, Ecuador. Il barattolo scelto è troppo in alto per me...
"Eccomi, glielo prendo io." Pierre arriva in mio aiuto. Prende il barattolo e me lo porge, con un bel sorriso che gli illumina il volto. Non posso che sorridire di rimando a tanta gentilezza. Le nostre mani si sfiorano per un istante. Apro il barattolo.
"Mmmm... buono anche questo. Passerei intere giornate qui dentro, solo per godere di questi aromi."
"Non è quello che fa tutti i giorni?" - mi prende in giro Pierre. Arrosisco leggermente.
"Venga con me, - mi dice - quest'oggi le faccio provare nuove fragranze". Ripone il barattolo al suo posto e mi prende per mano. Mi guida in quel labirinto di scaffali, lentamente. I nostri passi risuonano nel silenzio. Si ferma, legge qualche etichetta socchiudendo leggermente gli occhi, concentrato a trovare quello che cerca.
"Eccolo!" - Prende una scaletta in fono al corridoio, che scorre sulla cima dello scaffale, come quelle scalette che si trovano nelle grandi biblioteche. Ci salta su, si dà una piccola spinta e scorre tra gli scaffali, fino a fermarsi davanti a me. Prende il barattolo cercato e scende.
"Chiudi gli occhi" - mi dice, sfiorandomi il viso con una mano, come ad abbassare lui stesso le mie palpebre. Il suo tono è cambiato, la sua voce è più calda. Non mi dà più del lei: nessuna regola imposta dalla società sul rapporto tra uomo e donna. Si accorciano le distanze.
Sono ad occhi chiusi. Pierre apre il barattolo e lo agita sotto il mio naso.
"Respira profondamente, - mi dice a bassa voce - Cosa senti?""Non saprei... sento l'odore di chicchi tostati..."
"Robusta, Indonesia. Immagina le piantagioni sterminate di caffè, illuminate da un sole caldo. Immagina i lavoratori delle piantagioni, con i loro occhi a mandorla, grandi cappelli di paglia per proteggersi dal sole, chinati sulle piante. Li vedi? Le accarezzano dolcemente, per prenderne i chicchi e metterli in grandi sacchi di juta."
Immagino quello che Pierre mi racconta. L'aroma di caffè mi porta in posti lontani, dove non sono mai stata, ma che mi sembra di conoscere da sempre.
"Te sei lì, tra queste piante, tra questi lavoratori. E senti questo aroma. Passeggi tra i filari di piante, tra i chicchi caduti e sparsi sul terreno. E i lavoratori ti salutano sorridenti."
Apro un occhio con aria interrogativa e vedo Pierre con un sorriso sghembo che mi guarda divertito. Ha sempre voglia di scherzare.
Chiude il barattolo, lo mette a posto e di nuovo mi prende per mano. Ha accelerato il passo.
"Su, seguimi". Mi incita ad accelerare. Corriamo tra gli scaffali, ridendo, divertiti da quello strano gioco.
"Eccoci... dunque, dov'era...".
Si piega sulle ginocchia e continua a cercare. Io resto in piedi e lo guardo. Quando lo trova, mi sfiora un polpaccio.
"Vieni".
Mi inginocchio accanto a lui.
"Chiudi di nuovo gli occhi. - Obbedisco ed apre il barattolo - Arabica del Perù. Assapora il suo aroma intenso. Le vedi? Donne peruviane con cesti di vimini che si accingono a portare il pranzo ai mariti nelle piantagioni. I loro vestiti sono pieni di colori, ridono e scherzano sulla strada, si conoscono da anni. I mariti le avvistano da lontano: indossano camicie bianche di lino e pantaloni beige. Vanno incontro alle loro amate mogli, stanchi di lavorare sotto il sole, affamati e in cerca di un pò di affetto. Con l'aroma di caffè da sfondo, abbracciano e baciano le loro mogli. Cantano vecchi canti popolari, ballano con le loro mogli colorate, bevono e ridono tra compagni di lavoro e di vita."
Chiude il barattolo e lo ripone. Mi prende entrambe le mani tra le sue e mi aiuta ad alzare. Per un istante restiamo così, a guardarci negli occhi. Poi, con un braccio mi prende per la vita, mi avvicina a sè e mi bacia. Porto le mie braccia intorno al suo collo. Lui affonda la sua mano tra i miei capelli. L'aroma di caffè ha avuto effetti afrodisiaci su di noi e finiamo a fare l'amore, tra gli scaffali di quel caldo locale, con i chicchi di caffè unici testimoni di quel momento di passione. Ed è tutto il mondo che ci guarda: Kenya, Congo, Brasile, Cina... tutti quei chicchi, provenienti da ogni angolo del globo, che guardano due amanti, una dalla pelle chiara e l'altro dalla pelle bruna, che si combinano come latte e caffè, e si amano, nel silenzio.

8 commenti:

Susy ha detto...

Wooooowwwwwwwwwwwwwww!!!!!!!!!!!!!!
:)

Unknown ha detto...

na miseria che pensieri! coinvolge molto leggere tutto ciò...e come se si entrasse nel tuo racconto
:-)

stealthisnick ha detto...

accidenti se sai scrivere
bello
le immagini, gli odori e le sensazioni escono dallo schermo
e considera che il caffè non lo bevo neanche

Cleo ha detto...

Grazie mille, ragazzi! Sono davvero lusingata dai vostri commenti. :)

Anonimo ha detto...

spezzo xké lunghetto..

quando dici che torni frequentemente sul davanzale evochi quello

che è il voler tornare indietro in un qualche punto della propria

vita, in un qualke desiderio nascosto, una qualke immaginazione

celata o pensiero lontano nel tempo; ciò forse si conferma proprio

quando parli della candela che illumina quel poco che ti serve (x

vivere aggiungo io) con la luce che retoricamente io vedo

simboleggiare la vita (appunto) quindi questo passo lo interpreto

come un coming back in qualcosa che ti dia certezze in una vita

che x tutti appare altalenante tra alti e bassi.
noto altresì che dici proprio che non hai ilc ontrollo su altro..

su quello ke ti circonda.. è forse una paura del futuro? su cosa

non puoi vedere oltre la luce di una fioca candela? o per

estensione di una fioca giornata che è un infinitesimo di vita?

chissà! questo infatti è proprio un punto cruciale del tuo

descrivere le cose: dettagliarle di particolari con sensi lasciati

all'inventiva personale, spesso celanti un significato nascosto!
e non si chiudono sempre gli occhi quando si ha paura? proprio x

ricollegarsi a quello ke dicevi prima!!! allora forse il viaggio

della tua fantasia non è solo un esercizio di relax e di piacere

ma anche un modo x evadere ed evacuare dal presente che è la base

con cui ci costruiamo quell'ignoto futuro che trapela dalle tue

parole! la coperta infatti nn ti prottegge solo dal freddo... ma

chissà da un freddo dell'anima che temi particolarmente nel tuo

futuro??? chi lo sa.. ancora un libero arbitrio che non lascia

nulla su cui sindacare, né si collega dettagli sufficienti a dare

una risposta definitiva di ciò che scrivi!!!

Anonimo ha detto...

una larga strada: ovvero una marea di possibilità! e xké no?

assolata te la immagini? questo potrebbe sposarsi così bene con le

due ampie vetrine ai lati della porta di vetro che citi.. porta da

cui si vede il tuo passato, te stessa sognare in quel mentre! te

stessa correre dietro al tuo futuro incognito che però ti viaggia

davanti! immaginati il viaggio in questo senso..... o meglio

lascia che chi legga lo possa immaginare per te in questa

direzione così metafisica!!!
persone anni 50, macchine vecchio stampo... xké? xké tutto debba

andar lentamente in un immaginario così edulcorato da colori

scintillanti, da felicità! sei forse un'ottimista? non solo

secondo me... un'ottimista con un pò di paura di esser troppo poco

felice e chi lo sa..... troppo felice? x scelte su cui sei

insicura! e che mi dici del cappello della signora che non deve

volare... immaginati il colore! color blu!
ed ecco che il sole fa il suo ingresso nel discorso come avevo

predetto!!! limpido, che importa che sia autunno? ma il freddo

dell'anima deve esserci nonostante il sole e le foglie devono

essere sospinte dal vento autunnale!!! tutto torna! ecco xké i

tuoi discorsi tendono sempre a bruciare, bagnando! ad addolcire

amaramente! a mescolare il piacere alla insoddisfazione! insomma

un mixing non banale di sensazioni che fa volare l'immaginazione

verso luoghi inseplorati!
ma il negozio cos'è? il punto d'arrivo? si e no.. forse di

partenza! in fondo se non ci fosse stato quel negozio, avresti

visto quella luce? la luce del sole splendere!!! o avresti solo

osservato le foglie spendere la loro ultima goccia di clorofilla e

cadere giù!!!???

Anonimo ha detto...

c'è il caffé in quel negozio... e x fortuna che ti ho sempre detto

che ciò che scrivi è un ossimoro lirico, xké anche stavolta:

qualcosa che non bevi solitamente!!! qualcosa di buono in sé ma

che preferisci evitare forse il + delle volte!!! eppure il piacere

è ciò che eviti sotto sotto! xké il caffé? xké nn qualcosa che

ami??? eppure è quello ke ti piace davvero! sotto sotto intendo...

una contraddizione di linguaggio e di lirica altamente produttiva

xké rende possibile all'immaginazione qualunque volo pindarico

verso una spiaggia di piaceri o un lido di durezza.. sceglie il

lettore!!! ;)
tutto interno c'è del legno... così stabile! chi lo farebbe mai

cadere? nessuno!!! stabilità di quello ke cercavi PRIMA di entrare

e che stai trovando lentamente...
perché solo i tuoi passi? xké la vita si ferma con te, vive con

te... apro un barattolo a caso! la vita è davvero così random allora x te? o è solo un pretesto x scartare lo scartabile e poi poter scegliere??? :D eheh
l'aiuto di Pierre spezza l'attenzione nello scrivere i dettagli che fai benissimo, "impepandoli" aggiungendo aggettivi su aggettivi... cosa non banale, sempre che colpisce in piena fronte chi legge!
l'aiuto di Pierre....... chissà se vero o se solo il sogno di chi vorresti con te, d'altronde gli sfiori la mano.. in fondo quando due persone si innamorano, altro nn si dovrebbe volere se non tendere a volersi sfiorare e stringere le mani mentre si cammina nella strada della (comune xké insieme) vita!
niente + "lei", mani nelle mani... segni di un piacere incalzante... è bello poter notare come riesci abilmente ad ingabbiare il lettore in una morsa di sensazioni positive, di colori nascosti dal pathos della scena, da una storia che molti vorrebbero vivere, xké in fondo è meramente o quasi un lieto fine!!!
il certosino cercare di pierre poi è sintomo di volontà di accettazione da parte di chi scrive! in fondo il continuo gioco dello sfiorarsi e non è proprio una continua conferma, o richiesta di conferma x meglio dire!!!
ECCOLO L'AFFETTO DI CUI SOPRAAA!!! è arrivato finalmente nelle fila di questa battaglia d'aggettivi e gesti candidi dei personaggi! tutta la storia è la ricerca di amore, di calore, di sicurezza, di volontà di esistere per un domani lentamente oscurato ma che vuole uscire dalla sua darkness! insomma una bellissima maratona di significati nascosti ma nemmeno tanto e nemmeno sempre! in fondo dai gesti di costoro.. canti balli bevute etc.. si riconoscono le piccole essenze di una vita intensa.. cosa conta di +? un gesto enorme e tanto vuoto poi dopo o tante piccolezze messe insieme x sempre?
in fondo il modo + blando con cui si chiude questo gioco di sensazioni è il + "semplice": sposarsi con le anime, nel fare l'amore nel silenzio! giusta la dicitura del latte e caffé...
che dire? così colorato che se uno vedesse in bianco e nero sarebbe costretto a ricordarsi dell'arcobaleno.. così banale da essere una storia non usuale, insomma resa unica da cosa? da tutte le sfaccettature che sono consone a chi scrive usando il sentimento! d'altronde ogni frase può contenere la forza della mano che la scrive ma se scritta con i sentimenti può contenere tutto il potere di un cuore pulsante! detto in altri termini è questo che fa del tuo testo un cavallo di battaglia: la pulsione di quelle emozioni mai banalizzate e sempre consone ad una multipla inclinazione, sempre aperte all'interpretazione del singolo!
che dire? complimentissimi ^_^

Anonimo ha detto...

by Orlando :P dimenticavo :*