venerdì 25 marzo 2011

The Earth Hour 2011


La trovo un'iniziativa davvero carina e molto utile.
Per info: Earth Hour.
Mi raccomando, partecipate numerosi!

Nel nostro piccolo, possiamo fare tanto.
E questo vale per qualsiasi cosa!

giovedì 17 marzo 2011

the piano


E' un film diretto dalla regista neozelandese Jane Campion nel 1993.
Ha vinto la Palma d'oro al 46º Festival di Cannes e tre Premi Oscar nell'edizione del 1994: migliore attrice (Holly Hunter), migliore attrice non protagonista (Anna Paquin) e migliore sceneggiatura originale (Jane Campion). A causa della sua giovanissima età (11 anni), ad Anna Paquin fu impedito di assistere alla proiezione del film per via della presenza di scene esplicite.
(Wikipedia)
Conoscevo già la storia e come andava a finire (per fortuna non è una cosa che mi infastidisce). Finalmente son riuscita a vedermelo.
Holly Hunter è davvero molto brava: riesce ad esprimere bene ogni tipo di sentimento servendosi solo e soltanto di gesti, sguardi ed espressioni del viso, dato che il suo personaggio è muto. Ed il suo personaggio è completato dalle favolose musiche di Mychael Nyman, che rapiscono l'orecchio e non solo: lasciatevi cullare dalle note del pianoforte, perché sono proprio queste a raccontarvi i sentimenti della protagonista.
Vi lascio con il tema principale, dal titolo The Heart Asks Pleasure First.


« C'è un grande silenzio dove non c'è mai stato suono,
c'è un grande silenzio dove suono non può esserci,
nella fredda tomba, del profondo mare. »
Thomas Hood, Silence

domenica 13 marzo 2011

Yamakasi


Yamakasi - Les samouraïs des temps modernes è un film del 2001 diretto da Ariel Zeitoun, e presentato da Luc Besson, che figura anche fra gli sceneggiatori della pellicola.
(Wikipedia)
Questo è uno di quei film che conosco a memoria: l'ho visto ormai non so quante volte e, ogni volta che lo danno in tv e lo comincio a guardare, non riesco a smettere. E poi, appena finisco di vederlo, ho una gran voglia di fare parkour! :p
Sette ragazzi della periferia di Parigi che per passare il tempo si divertono a scalare palazzi e a fare altre acrobazie. Questo comportamento non va molto a genio alla polizia locale, come si può appurare da una delle frasi iniziali del commissario di polizia: "I Giapponesi hanno i sette samurai, gli Americani i magnifici sette e noi i sette rompiglioni."
I personaggi sono troppo forti, ognuno con la sua particolarità che lo caratterizza.
90 minuti in cui questi ragazzi, nella veste di nuovi samurai, sfruttano la loro abilità fisica per fare un'opera di bene, in una storia un po' surreale.
Un susseguirsi di acrobazie e momenti esilaranti.
Anche le musiche mi son piaciute molto, si adattano bene alle scene alle quali fanno da sfondo.

Brokeback Mountain


Film del 2005 diretto da Ang Lee, che racconta la drammatica passione amorosa tra due uomini, due cowboy del Wyoming, nata tra gli incontaminati paesaggi delle montagne americane.
È un'opera di fantasia ed è basata sul racconto omonimo di Annie Proulx pubblicato per la prima volta sulla rivista americana The New Yorker il 13 ottobre 1997; in Italia il racconto è stato pubblicato nel 1999 con la raccolta Gente del Wyoming (Baldini & Castoldi). Il film, di produzione statunitense, è uscito in Italia il 20 gennaio 2006.
(Wikipedia)
ATTENZIONE: spoiler.

Per la trama rimando a Wikipedia (trama), dove la scheda è molto dettagliata e si possono anche leggere tante curiosità circa il film in sé.

Heath Ledger (nel film, Ennis Del Mar) e Jake Gyllenhaal (Jack Twist) interpretano in modo strepitoso i due protagonisti. Credo che recitare la parte di due omosessuali, dati i tabù che ci sono (purtroppo) al riguardo, sia una delle cose più difficili per un attore. E ho sempre pensato che per due uomini sia ancor più difficile che per due donne, dato che in loro entrano in gioco anche le dinamiche dell'orgoglio virile. Eppure, Ledger e Gyllenhall sono riusciti in questo, ma non solo: ci sono riusciti in modo sublime. Riescono ad essere convincenti, reali, e riescono a trasmettere emozioni come solo la celluloide riesce a fare. La gestualità, gli sguardi dei due attori esprimono una dolcezza infinita, che coinvolge lo spettatore.
Sono tante le scene che mi sono piaciute in questo film e non starò qui ad elencarle tutte (altrimenti finisco per raccontare scena per scena tutto il film). Perciò, ne appunterò soltanto qualcuna.
Ang Lee ci sa decisamente fare con la telecamera. Tra le riprese più belle, oltre a quelle dei paesaggi sconfinati del Wyoming, ce n'è una significativa: inquadratura in primo piano di Gyllenhall e sullo sfondo, leggermente sfocato, si vede un Ledger nudo mentre si lava al fiume. E' una scena che esprime il presagio di quello che accadrà dopo: Jack ha lo sguardo basso, non si volta, ma riesce a trasmettere, con la sola gestualità del viso, quello che gli passa per la testa, il desiderio di girarsi, di accorciare le distanze con Ennis, così taciturno ed introverso. Questo desiderio si rivela in tutti gli sguardi che Jack lancia ad Ennis e nei suoi tentativi di conversazione.
Tra le scene che più mi hanno colpito, c'è sicuramente quella in cui, mentre dormono insieme in tenda a causa del freddo al di fuori di questa, Jack prende il braccio di Ennis e si sdraia di lato, tenendolo stretto. Qualche secondo ed Ennis si mette a sedere di scatto, seguito da Jack, che gli prende la testa tra le mani e si avvicina a lui a sfiorargli le labbra. E' sensazionale il modo in cui Ennis combatte contro sè stesso: da un lato si vede che vorrebbe lasciarsi andare, ma dall'altro non riesce a concepire quello che sta succedendo, vittima lui stesso dei tabù del Wyoming rurale e conservatore degli anni '60. Mentre sono così vicini, Jack comincia a sbottonarsi la camicia. "Cosa stai facendo?" dice Ennis in un sussuro ed in un modo che esprime tutto il suo conflitto interiore (in questo è stato bravissimo il doppiatore italiano di Ledger, Alessio Cigliano). Poi la passione esplode.
Quando il loro impiego insieme sulla Brokeback si conclude, i due tornano alle loro vite, salutandosi. Jack va via in macchina, guardando dallo specchietto la figura di Ennis farsi sempre più piccola, con uno sguardo nostalgico che fa commuovere. Ennis va via a piedi, sembra quasi che a lui la separazione non pesi, fin quando si nasconde in un vicolo e piange lacrime amare.
I due conducono le proprie vite nei 4 anni successivi, fino a quando si rincontrano grazie a Jack che riprende i contatti con Ennis tramite una cartolina. Fino a quel momento sembrava che solo Jack soffrisse la mancanza della loro avventura. Ma la risposta di Ennis alla richiesta di rincontrarsi ("You bet" [in inglese rende meglio], breve, concisa, semplice), fa capire che forse lui non ha dimenticato. Ed infatti, Ennis sta tutto il giorno piantato davanti alla finestra ad aspettare Jack. Quando arriva, si precipita sotto casa ad abbracciarlo. E qui arriva un'altra scena che mi è piaciuta tantissimo. I due si abbracciano, come vecchi amici e molto di più. Poi, Ennis si guarda un attimo intorno, prende Jack per la camicia e lo porta dietro un angolo, dove lo sbatte contro il muro per baciarlo appassionatamente. Questa scena mi è piaciuta perché esprime tutto l'amore che i due provano l'uno per l'altro: quella sulla Brokeback non è stata solo un'avventura fisica, ma una passione che ha toccato le corde dei loro cuori, facendole vibrare come le loro rispettive mogli non sono riuscite a fare.
E infine, altra scena memorabile, è quella del flashback verso la fine del film. I due, a distanza di ormai vent'anni dal loro primo incontro, si rivedono per uno dei loro appuntamenti in segreto. Di nuovo finiscono a discutere della loro storia: Jack non vuole continuare così, vorrebbe lasciare la moglie e dedicarsi completamente ad Ennis. Ma quest'ultimo non ce la fa, non ha la forza per affrontare una tale sfida (ricordo sempre che si è in un'America rurale degli anni '80). I due si salutano, promettendosi di rivedersi a novembre. Jack guarda Ennis allontanarsi in macchina e nel suo sguardo colmo di malinconia si coglie anche il presagio che quella sarà l'ultima volta che i due si vedranno. Non lo sanno, ma quello è un addio. E mentre Jack resta lì a guardare il suo amore andar via, gli viene in mente quello che più gli manca tramite un flashback: 20 anni prima, sulla Brokeback Mountain, ci fu un momento in cui Ennis abbracciò da dietro Jack.

Il gesto esprime una dolcezza ed una tenerezza infinite, che si trasmettono allo spettatore, che gli fanno quasi sentire il calore di quell'abbraccio, la forza dell'affetto che questo esprime. Questa è la scena più bella secondo me.

E aldilà della storia, bellissima in sé stessa, questo film mi è piaciuto molto anche per il messaggio che manda, per lo spunto che dà per riflessioni sul modo di pensare attuale. Purtroppo siamo ancora lontani dall'accettare l'omosessualità. In alcune parti del mondo si è arrivato a permettere il matrimonio tra omosessuali. E' un trionfo per la comunità gay, ma siamo purtroppo ancora lontani dall'accettazione totale. Nel film la moglie di Ennis, che ha scoperto la relazione dell'ormai ex marito, definisce Jack "un deviato". Era gli anni '60-'70. Ma quanti ancora la pensano così, dopo ormai 40 anni?
Questo film a mio avviso dovrebbe far riflettere e dovrebbe aiutare le molte persone chiuse al riguardo ad aprire le loro menti. Chi l'ha detto che due uomini (o due donne) non possano amarsi (e non parlo di sesso, ma di un sentimento più profondo) con la stessa intensità, o anche di più, di due eterosessuali? Come si può etichettare l'amore? Come si può dividere tra amore giusto e sbagliato? L'amore, secondo me, è semplicemente amore. Citando Nietzsche, "l'amore va al di là del bene e del male", e nessuno dovrebbe permettersi di giudicare l'amore.

Love is a force of nature.

sabato 12 marzo 2011

Juno


Film del 2007 diretto da Jason Reitman, con protagonista Ellen Page.
La pellicola è stata presentata in anteprima il 26 ottobre 2007 al Festival Internazionale del Film di Roma, dove ha vinto il premio come Miglior Film. Alla presentazione del film a Roma erano presenti la protagonista e la sceneggiatrice Diablo Cody. Per ritirare il premio è arrivato appositamente anche il regista Jason Reitman.
(Wikipedia)
92 minuti di pura delizia! Mi è piaciuto moltissimo. Juno (Ellen Page) è un'adolescente che resta incinta alla sua prima esperienza sessuale. Ma non è la solita storia di un "incidente giovanile", con genitori che sbraitano, lacrime, urla, tristezza e poi un bel lieto fine smielato. Nulla di tutto ciò. La storia è resa divertente e "leggera" dal modo con cui Juno affronta la situazione. Lei è una tipa strana, diversa dalle altre ragazze della sua età, di mente superaperta. Mi è piaciuto molto il suo personaggio, soprattutto il suo modo di parlare, uno slang adolescenziale intriso di ironia da scompisciarsi dalle risate.
Paulie (Michael Cera), il ragazzo con cui Juno ha il bambino, è un personaggio veramente troppo buffo! Ogni personaggio del film ha la sua piccola stranezza che lo caratterizza, ma lui è proprio il massimo della comicità.
Inoltre c'è una Jennifer Garner che interpreta un personaggio, Vanessa, da un lato fastidioso per il suo essere perfettino e opprimente nei confronti del marito Mark (Jason Bateman) affetto da sindrome di Peter Pan, ma dall'altro esprime un desiderio di diventare mamma talmente forte che quasi sfiora l'ossessione.
Bella storia, vale proprio la pena vederselo.

giovedì 10 marzo 2011

l'importanza di chiamarsi Ernest


Film del 2002 diretto da Oliver Parker, basato sulla commedia satirica L'importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde.
La pellicola vede Colin Firth e Rupert Everett nei ruoli dei protagonisti Jack e Algy, affiancati da Frances O'Connor, Reese Witherspoon, Judi Dench e Tom Wilkinson.
Wikipedia
Non ho letto la commedia di Wilde (cosa a cui prima o poi provvederò), ma il film è davvero carino: semplice, divertente, per nulla impegnativo. Il giusto film per passare una serata in relax, godendosi due attori veramente strepitosi come Firth ed Everett.
Buona visione!

il discorso del re


Ieri sera, dopo tanto tempo, sono andata al cinema. Sono andata al Tibur, a San Lorenzo. Lo trovo un cinema molto carino, piccolino, raccolto, dove ho sempre visto bei film, tra cui questo.
E' la storia del Principe Alberto (Colin Firth), poi divenuto re Giorgio VI, e del suo problema di balbuzie. Per la trama, vi rimando a wikipedia: trama.
La storia è resa in maniera pirandelliana: la balbuzie del principe/re fa ridere, mette anche in imbarazzo il popolo inglese, ma le telecamere vanno ad indagare dietro le quinte, dove c'è l'uomo che si vergogna di sé stesso, che soffre di questo suo problema. Probabilmente nessuno avrebbe potuto interpretare il personaggio meglio di Firth. Semplicemente formidabile. Ha classe, stile e bravura. Oscar come miglior attore protagonista più che meritato.
E non è da meno Geoffrey Rush, nei panni del logopedista Lionel Logue.
La coppia rende il film bellissimo, divertente e commovente.
Andatevelo a vedere: anche se non ha effetti speciali e quindi potrebbe essere visto comodamente a casa in dvd, secondo me vale la pena vederselo al cinema. Del resto, i film visti in sala trasmettono tutt'altro fascino.

il genio della truffa


La scorsa settimana, giovedì sera (se non erro) hanno dato in tv questo film. Ovviamente in seconda serata, perché prima la "bellissima" televisione italiana deve trasmettere Grande Fratello, Amici, Mistero e altri programmi "inteligentissimi e di così alto livello".
Avevo la tv accesa in sottofondo mentre risistemavo un po' di cose nella mia superincasinatissima camera, quando per caso è cominciato questo film e ho deciso di vedermelo (un film di Ridley Scott è sempre qualcosa di appetibile).
Ero un po' titubante all'inizio. Infatti Nicholas Cage, che un tempo apprezzavo come attore, dopo aver visto alcuni film in cui non mi era piaciuto per niente (The Family Man, Il Mistero dei Templari e, soprattutto, Ghost Rider!!!), non mi convinceva...
Ed invece questo è stato il film che me lo ha fatto rivalutare.
La storia è molto bella: Roy (interpretato da Cage) è un artista della truffa, un genio come nessun altro. Lavora in coppia con il suo socio Frank (Sam Rockwell) ed ogni suo raggiro va a buon fine (per lui e Frank, ovviamente). Eppure, Roy è un tipo insicuro in balia di manie e fobie (come ad esempio, la fissa per la pulizia o la paura di stare all'aria aperta).
Roy non ha famiglia: la moglie lo lasciò 14 anni prima, incinta di due mesi. E ora, sua figlia Angela (Alison Lohman), ormai adolescente, vuole conoscerlo. Così, si instaura un rapporto tra i due. E per lei Roy deciderà di abbandonare il suo stile di vita. Come evolveranno gli eventi?
Non scrivo altro della trama. Secondo me, vale la pena vederlo. Anche e solo per la formidabile interpretazione di Cage. Tutte le stranezze di Roy, come tic, smorfie e contrazioni improvvise, Cage li rende alla perfezione, trasmettendo la drammaticità del personaggio. Davvero molto bravo.