lunedì 15 dicembre 2008

slowly

Lentamente vado avanti. Sto migliorando: le pareti della mia camera non mi opprimono più (non quanto prima), il numero di sospiri che faccio al giorno diminuisce (almeno quelli dovuti alla vita sentimentale, perchè dall'altra c'è l'ansia universitaria che cresce esponenzialmente!). Non mi manca: non ero felice con lui, non mi sentivo apprezzata. Era palese che non gli piacevo, nè fisicamente, nè apprezzava il mio modo di essere: affetta da sindrome di Peter Pan, con la passione per i cartoni animati, i peluches e tutto quello che esprime tenerezza; così appassionata per la scrittura; un pò (tanto) svitata. Non gli piacevo. Ed io lo avevo idealizzato tantissimo. Quello che fa male non è il pensiero di averlo perduto (sto realizzando che non mi importa), ma aver perduto l'idea, il concetto che lui rappresentava (non perchè lo fosse, ma perchè volevo che lo fosse): la mia voglia di innamorarmi e sentirmi amata, così come sono, con i miei pochi pregi ed i miei tanti difetti; la voglia di aver accanto una persona con cui non debba recitare una parte, ma possa essere semplicemente me stessa, senza dover ambire alla perfezione, perchè per quella persona sono perfetta così. Ecco, quello che fa male è pensare che una persona così (probabilemente) non esiste. "La speranza è l'ultima a morire", è vero. Tra qualche tempo tornerò a sognare il principe azzurro. Ma per adesso, non riesco proprio a credere che possa esistere. Non per me.

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